Craxi

A dieci anni dalla sua scomparsa, si tornò a parlare della controversa figura di Bettino Craxi, se fosse condannabile in tutto e per tutto o se almeno in parte si dovesse riabilitare per l'operato e il pensiero politico. Anche il presidente Napolitano partecipò al dibattito, senza interventi pubblici, ma inviando una lettera di tono istituzionale ala vedova dell'ex statista, che presidette il più lungo governo della storia della Prima Repubblica.

"Cara signora,
lei non si aspetta certo da me una testimonianza personale relativa a suo marito, e naturalmente non è questo ciò che per il mio ruolo dovrebbe competermi.

Alle istituzioni non spetta infatti serbare memoria viva, ma riconoscere la statura dell'opera politica di un protagonista di esse. In modo onesto, senza pregiudizi né passioni, e dunque non dimenticando che il tragico epilogo giudiziario della parabola politica di Craxi, con quel che ne seguì sul piano umano, non è un capitolo separato bensì parte integrante della sua vicenda di uomo di stato, in quanto primattore drammaticamente coinvolto in un sistema malato. Allo stesso modo non si può dimenticare che di quel sistema, di cui per l'opinione pubblica era la più importante personificazione, egli fu la vittima principale, quella schiacciata con maggior ferocia, nel chiaro tentativo di rimuoverne i meriti, e, quasi, la memoria stessa. Ed è proprio questo che lo Stato non può permettersi di fare: di non ricollocare Craxi al suo giusto posto nella storia della Repubblica. Proprio lui che fu vittima del trapasso da una fase repubblicana all'altra, nel suo quadriennio di governo aveva preparato i presupposti perché quel trapasso avvenisse; poi ci fu la cruenta accelerazione nei tribunali di quel processo, e il rinnovato, inasprito disgusto della gente per la politica, come cosa sporca e impraticabile, degna di essere commissariata dalla magistratura. Difendere la credibilità della Politica: ecco ora il vero compito dello Stato, compito che ha il dovere di attuare da un lato avviando il risanamento di essa con le riforme più giuste, dall'altro ribadendo l'autonomia della sua azione rispetto al legittimo operato dei giudici."

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